La ricerca sull’espansione internazionale delle imprese è oggetto di crescente interesse, come evidenziato da diversi autori. Alcuni studi hanno individuato le sfide che le piccole e medie imprese (PMI) affrontano nel perseguire l’internazionalizzazione, spesso dovute alla mancanza di risorse adeguate. Tra queste, la carenza di informazioni e competenze sui mercati esteri, le difficoltà nella formazione di alleanze e partnership, e la scarsità di personale qualificato emergono come ostacoli significativi.
Nell’analizzare i processi di internazionalizzazione, è possibile adottare diverse prospettive d’analisi, che dovrebbero essere considerate complementari piuttosto che alternative. Gli studi di matrice economica, come quelli basati sul paradigma eclettico di Dunning e sulla teoria dell’internalizzazione, hanno principalmente contribuito a spiegare la scelta di realizzare investimenti diretti esteri invece di adottare l’export come modalità di ingresso nei mercati esteri. Questi approcci si concentrano principalmente sulle decisioni riguardanti gli investimenti diretti esteri da parte delle grandi imprese multinazionali, che sono già in uno stadio avanzato di sviluppo internazionale.
Tuttavia, le sole variabili economiche non sono sufficienti per comprendere appieno i processi di internazionalizzazione delle imprese, in particolare per le piccole e medie imprese (PMI). L’internazionalizzazione è un processo complesso che coinvolge una serie di dimensioni, tra cui l’esperienza, l’apprendimento e le caratteristiche personali e professionali degli imprenditori.
Accanto alla prospettiva economica, si è sviluppata una prospettiva centrata sull’analisi del processo di internazionalizzazione. In questo contesto, la teoria degli stadi, che è ampiamente accettata, suggerisce che l’attività internazionale delle imprese cresca gradualmente all’acquisizione di conoscenza ed esperienza. Le imprese progrediscono da un livello basso di coinvolgimento, attività e risorse sul fronte internazionale a livelli sempre più elevati, attraverso stadi unidirezionali.
La natura graduale e incrementale del processo non si limita al passaggio da modalità di internazionalizzazione “leggere” come l’export indiretto a fasi più impegnative e rischiose come l’apertura di filiali produttive. Coinvolge anche la scelta dei mercati, con le imprese che si espandono progressivamente da mercati più vicini a quelli più distanti, basandosi sulla loro distanza “psicologica” rispetto al mercato domestico. Secondo la teoria degli stadi, la conoscenza del mercato, acquisita attraverso l’esperienza, è il fattore chiave che influisce sul tempo e sulla direzione dello sviluppo internazionale. Solo l’esperienza può ridurre l’incertezza associata all’espansione internazionale, rimuovendo così il principale ostacolo rappresentato dalla mancanza di conoscenza dei mercati esteri. In questa prospettiva, l’internazionalizzazione è vista principalmente come un processo incrementale basato sull’apprendimento.
Gli studi sulle nuove imprese internazionali, condotti da diversi autori, hanno ampliato questo approccio. I cambiamenti nell’ambiente globale, come una maggiore facilità di trasporto e comunicazione, la mobilità del capitale umano e l’omogeneità crescente di molti mercati, hanno reso più accessibile il commercio internazionale, consentendo alle imprese di adottare strategie di crescita più diverse e differenziate rispetto al modello tradizionale.
Mentre la teoria degli stadi enfatizza l’importanza della conoscenza del mercato come motore dello sviluppo internazionale, negli studi sulle nuove imprese internazionali la conoscenza tecnologica è al centro dell’attenzione. Contributi significativi all’analisi dei processi di internazionalizzazione derivano dalla teoria delle reti, che evidenziano il ruolo cruciale delle relazioni nel percorso di espansione internazionale. Queste relazioni forniscono accesso a risorse tecnologiche, produttive e di mercato, permettendo alle piccole imprese, in particolare, di superare le limitazioni legate alle dimensioni o alla mancanza di esperienza e di sfruttare le opportunità di sviluppo all’estero.
D’altra parte, l’attività internazionale dell’impresa può essere vista come un’attività “relazionale”, poiché coinvolge lo sviluppo di rapporti con intermediari, clienti, fornitori esteri, partner e istituzioni nei paesi ospiti. Nell’analisi dei fattori che guidano il processo di internazionalizzazione, vari studi si basano sulla letteratura resource-based, che mette in luce l’importanza delle risorse e delle competenze interne dell’impresa.
In questa visione, l’insieme di risorse e competenze specifiche dell’azienda costituisce la base per le decisioni strategiche dell’impresa e, di conseguenza, per le scelte riguardanti l’espansione internazionale. Queste decisioni possono essere considerate come modi per utilizzare e valorizzare le risorse e le competenze aziendali su una scala più ampia. Secondo l’ottica della teoria delle risorse, sono le risorse e le competenze interne dell’azienda a guidarne e a determinarne i percorsi di sviluppo. All’interno di queste risorse, le caratteristiche del management rivestono un ruolo fondamentale: l’esperienza, le abilità e le competenze dell’imprenditore e dei dirigenti sono essenziali per la sopravvivenza e la crescita aziendale, nonché per le decisioni riguardanti l’internazionalizzazione. Queste qualità sono cruciali perché influenzano la capacità dell’azienda di individuare opportunità di sviluppo all’estero, gestire processi e relazioni in nuovi contesti e creare procedure che agevolano le operazioni internazionali.
Tra le caratteristiche del management, un elemento di notevole importanza, soprattutto nelle analisi sulle PMI, è la distinzione tra natura familiare e professionale. Complessivamente, le ricerche evidenziano che il carattere familiare dell’azienda non è da trascurare nel contesto dell’internazionalizzazione. Ad esempio, alcuni studi mostrano che i team manageriali di tipo familiare tendono a essere più coesi e ad avere una visione strategica condivisa più forte rispetto ai team non familiari. Allo stesso tempo, si registra una minore conflittualità all’interno dei team gestiti da famiglie rispetto a quelli non familiari. Inoltre, le imprese familiari tendono a adottare strategie più conservative, focalizzate sull’efficienza e sulla conservazione. Di conseguenza, il livello di internazionalizzazione delle imprese familiari tende ad essere inferiore rispetto a quelle non familiari, sebbene vi siano anche studi che riportano risultati contrastanti.
Al di là delle specifiche prove empiriche, l’adozione di strategie di sviluppo internazionale da parte delle PMI mette in evidenza l’importanza del capitale umano. In particolare, la gestione di un’azienda internazionale richiede un aumento delle risorse manageriali di alto livello. Data la complessità dei processi di espansione internazionale, emerge la necessità di un miglioramento organizzativo, mirato a valorizzare nuove competenze e ruoli all’interno dell’azienda. Per affrontare le sfide della competizione globale, diventa quindi essenziale un impegno crescente non solo a livello finanziario, ma anche organizzativo e gestionale.
I dati empirici sulle dinamiche dell’internazionalizzazione delle imprese italiane indicano che a partire dal 2000 gli impatti della globalizzazione si sono manifestati in modo più significativo sull’economia italiana rispetto agli altri paesi dell’Unione Europea, a causa della sua maggiore specializzazione produttiva esposta alla concorrenza dei paesi emergenti in termini di prezzi. In particolare, riguardo all’internazionalizzazione, emergono due tendenze distintive. Da un lato, c’è una spinta delle imprese verso forme di internazionalizzazione più complesse. Questo si traduce in una diminuzione delle imprese che non sono internazionalizzate o che sono attive solo nell’export, mentre aumenta il numero di imprese che operano all’estero con attività diverse dall’export. D’altro canto, a causa dell’incremento della presenza delle imprese cinesi, le cui politiche di prezzo sono particolarmente aggressive, le esportazioni italiane stanno cercando di orientarsi verso fasce di mercato di qualità superiore.