In un recente post su LinkedIn, Carlo Russo — esperto in internazionalizzazione, governance e strategie aziendali — ha condiviso una riflessione tanto semplice quanto essenziale: il burnout non va gestito quando arriva, ma prevenuto prima che accada.
Ecco le sue parole, che meritano di essere lette e commentate nella loro interezza:
“Invece di aspettare che il burnout arrivi per poi ‘gestirlo’, dovremmo concentrarci su come evitarlo. È necessario costruire quotidianamente dei confini sani tra lavoro e vita privata, di ascoltare il nostro corpo e la nostra mente prima che sia troppo tardi.”
Il primo passaggio contiene una verità scomoda, ma imprescindibile: viviamo in una cultura professionale che, spesso, romanticizza l’iper-produttività. Si celebra chi lavora fino a tardi, chi è “sempre disponibile”, chi sacrifica il weekend. Ma il prezzo da pagare è altissimo: ansia, stanchezza cronica, alienazione.
Carlo Russo suggerisce un cambio di prospettiva. Prevenire il burnout significa introdurre buone abitudini quotidiane, piccoli gesti di rispetto verso noi stessi. Significa capire che il benessere non è un premio da guadagnare, ma una base da proteggere ogni giorno.
“Mettere dei limiti, imparare a dire ‘no’ quando è necessario, riconoscere quando il nostro livello di stress sta salendo oltre il limite accettabile, sono tutte azioni che possiamo fare quotidianamente per prevenire il burnout.”
Qui si entra nel vivo della proposta. Il burnout non esplode all’improvviso: cresce in silenzio, alimentato da pressioni continue e da una scarsa attenzione ai segnali del corpo e della mente.
Imparare a dire “no” è una delle competenze più sottovalutate. Eppure, saper rifiutare una richiesta — quando è fuori misura — è una forma di rispetto verso sé stessi e verso gli altri. È un segnale di maturità, non di debolezza.
Riconoscere quando lo stress ci sta superando è difficile, ma possibile. E più ci alleniamo ad ascoltarci, più diventiamo capaci di agire prima che il disagio diventi malessere.
“Investire nella prevenzione significa investire in noi stessi.“
Una frase che vale come un mantra. Troppo spesso si parla di “produttività personale” dimenticando che la vera produttività è quella sostenibile nel tempo. Non serve a nulla “dare tutto” per qualche mese se poi ci si ritrova esauriti e disconnessi dalla realtà.
Prevenzione, in questo contesto, vuol dire prendersi cura di sé anche quando apparentemente “va tutto bene”. Mangiare bene, dormire, staccare, fare attività fisica, respirare, sono scelte strategiche, non capricci.
“Ricordiamoci che il nostro benessere non è negoziabile. A volte basta una pausa, una piccola riorganizzazione delle priorità, o un cambiamento nei nostri comportamenti quotidiani per fare una grande differenza.”
Siamo abituati a pensare in termini di grandi cambiamenti per ottenere risultati, ma la realtà è che piccoli aggiustamenti quotidiani possono avere un impatto enorme.
Fare una pausa vera (senza guardare il telefono), posticipare una call non urgente, delegare un compito, chiedere aiuto: sono tutte azioni piccole, ma potenti.
La parola chiave è: ribilanciare. La nostra energia è limitata, ma possiamo imparare a usarla meglio.
“E non è solo una responsabilità individuale, ma una sfida collettiva che riguarda tutti noi, i nostri team e le nostre aziende. Prendersi cura di sé è una necessità.”
Con questo passaggio, Russo apre il discorso alla dimensione collettiva. E ha ragione: il benessere non può pesare tutto sulle spalle del singolo.
Le organizzazioni hanno il dovere di creare contesti di lavoro sani, in cui il rispetto per il tempo e lo spazio personale sia una regola condivisa.
Anche i leader hanno una responsabilità: dare il buon esempio, riconoscere i segnali di stress nei propri collaboratori, costruire una cultura della fiducia e del rispetto.
Le parole di Carlo Russo ci ricordano che prevenire il burnout non è una scelta morale, ma una scelta strategica. Nessun obiettivo aziendale vale la salute mentale di chi lo persegue.
E ogni persona — dal manager all’ultimo arrivato — ha il diritto di lavorare in modo sostenibile, umano e consapevole.