In un mercato ormai globale avere ottimi manager non è più sufficiente per internazionalizzare un’azienda: occorre aprirsi a specialisti esterni. Abbiamo visto che, se da un lato per le aziende è possibile guardare oltre confine per espandere il proprio giro d’affari, dall’altro il segreto di un’espansione all’estero stabile e proficua risiede in una Governance che faccia spazio agli esperti d’internazionalizzazione.
È, infatti, all’interno dei consigli di amministrazione che si decidono le strategie e che si impostano le linee guida dell’internazionalizzazione, ossia uno dei processi più complicati aziendali che può intraprendere l’impresa nel corso del proprio sviluppo. Ne sono ben consapevole.
La competizione è talmente alta e si è così tanto evoluta che solo un esperto veramente inserito a pieno titolo nei meccanismi decisionali del CdA, riesce ad apportare quel valore aggiunto in grado di fare la differenza. La reale differenza.
Le storie di successo dei miei clienti dimostrano che le competenze sui mercati esteri, sulle logiche di produzione e di sviluppo dei vari Paesi, insieme alla reputazione data dalla lunga esperienza nel campo, possono offrire un reale apporto aziendale.
Così come, quindi, risulta ormai da tempo naturale inserire nei board delle imprese (oltre ovviamente alla proprietà) avvocati o commercialisti, le cui competenze risultano preziose nei processi decisionali e nelle problematiche legali e tributarie. È giunta l’ora che le aziende considerino altrettanto normale la presenza, tra i consiglieri, comprovati esperti di internazionalizzazione.
Questo fa sì di evitare che i CdA prendano decisioni legate allo sviluppo estero e alle strategie d’internazionalizzazione senza averne le competenze, non riuscendo a orientare le scelte migliori.
È solo aprendo la Governance agli esperti del settore e consentendo loro di sedere nelle “stanze dei bottoni”, che il processo risulterà realmente efficace, proprio perché gli stessi specialisti, conoscono il mercato e sono in grado di guidare e orientare le scelte dei CdA
Se a monte, ad esempio, c’è una scelta di target sbagliata, se le varie possibilità non sono state vagliate completamente, nel dettaglio o con le giuste competenze, i manager e i consulenti esterni che entrano in campo successivamente, a decisione già presa, possono fare ben poco per guidare l’impresa verso un’espansione estera di successo.
Occorre, pertanto, intervenire in fase di piano industriale e strategico, con chiarezza d’intenti e rapidità d’azione. Quasi scontato dire che in questo periodo, segnato da una difficile congiuntura economica, risulta ancora più importante per le aziende, orientare i propri piani ad una seria internazionalizzazione e, dotarsi di tutti gli strumenti adatti per espandere i propri confini, guardando con reale interesse e ottimismo ai mercati esteri.
Infine, voglio specificare quella che sembrerebbe un’ovvietà: nel mondo, la qualità italiana è sempre più ricercata. Questo periodo difficile che tutti i Paesi stanno attraversando non ha compromesso quella “voglia di Italia” che da sempre ci contraddistingue. E questa è una grande fortuna e occasione da cogliere in modo tempestivo. Paradossalmente, la ricerca della qualità e del lavoro italiano è persino aumentata: pensiamo al settore food, alle aziende vinicole, al design e alla moda. Ma non solo: anche al settore dell’Oil&Gas e alla tecnologia.
Chiudo, ribadendo che sprecare questo momento storico sia qualcosa che le aziende non possono e non devono assolutamente permettersi. Il mio consiglio è quindi di valutare attentamente quest’opportunità e sfruttarla in pieno, anche grazie alle conoscenze comprovate di esperti in questa metodologia di fare affari.