Un percorso non semplice che richiede l’intervento di competenze specifiche come quelle di Carlo Russo expert manager, CEO e Founder di Affariesteri.it alle cui parole affidiamo l’approfondimento di alcuni di questi aspetti chiave alla base di una internazionalizzazione vincente per riprendere il titolo di una suo volume, pubblicato di recente per Bruno editore, che approfondisce in maniera concreta queste tematiche.
Un elemento su cui Carlo Russo ha più volte posto l’accento riguarda la struttura di gestione dell’impresa. L’avvio di un progetto di sviluppo internazionale richiede come prerequisito una ridefinizione della composizione del consiglio di amministrazione di una società. La presenza di amministratori indipendenti, figura introdotta nel nostro sistema di corporate governance nel 1999, uno dei fattori da cui non si può prescindere in un’ottica di espansione internazionale di successo per un’azienda: “La mia esperienza personale, i tanti casi di successo dei miei clienti e sempre più studi accreditati suggeriscono che uno dei fattori di buona riuscita dell’internazionalizzazione dell’impresa è che il CDA includa amministratori indipendenti, esperti nel governare la complessità propria dell’internazionalizzazione”, specifica Russo.
La complessità dei compiti e le diverse attività che devono essere messe in atto per gestire al meglio il processo di approccio ai mercati globali, rendono indispensabili una serie di figure qualificate e specializzate che spaziano dall’area finanziaria a quella fiscale, per arrivare a quella legale. Queste figure altamente specializzate affiancheranno il CEO nella elaborazione di un programma dettagliato dell’impresa sulla base di piani finanziari e strategici. Da quanto emerso finora appare del tutto evidente che è il CdA ad avere la gestione completa del processo di internazionalizzazione, per questo motivo “il mancato supporto al CEO o la insufficiente comprensione dei rischi e dei vantaggi costituiscono le principali cause frenanti le operazioni internazionali delle imprese, soprattutto nel caso delle imprese familiari, dove i manager, anche esperti di internazionalizzazione, non sono sempre in grado di mitigare e di superare, in modo convincente, l’avversione al rischio della proprietà”.
Un consiglio di amministrazione strutturato in maniera opportuna non rappresenta, ovviamente, l’unico fattore necessario per affrontare la sfida dei mercati esteri. Il processo deve essere gestito da un profilo professionale specifico che con il suo know how è in grado di fornire quel supporto decisivo al suo successo. Parliamo dell’esperto in internazionalizzazione, una figura professionale che secondo Carlo Russo deve porre “le proprie capacità al servizio dell’impresa, in particolare le proprie competenze sui processi, le risorse, le competenze e la conoscenza dei mercati esteri e delle loro logiche, necessarie non solo per migliorare la performance ma, anche, per cogliere nuove opportunità commerciali”.
Attraverso queste nuove introduzioni e modifiche, l’azienda potrà assumere i requisiti necessari ad affrontare le diverse sfide che verranno a interporsi nel percorso -prosegue Russo- portando oltre che ad una maggiore capacità di aprirsi ai mercati esteri, anche ad una semplificazione dei rapporti con i consulenti esterni.
La capacità competitiva delle imprese nei mercati esteri può essere ottimizzata attraverso l’azione di un consiglio di amministrazione e di una governance che includa anche amministratori indipendenti con competenze qualificate in tale ambito e che “possano agire, anche con la loro autorevolezza e la propria reputazione”, collegando l’azienda al mondo esterno e “mettendo in gioco le proprie relazioni per facilitare l’accesso alle risorse necessarie all’internazionalizzazione”.