Come sostiene Carlo Russo in un suo recente intervento, la tragedia umanitaria innescata dalla guerra in Ucraina ha fatto emergere con drammatica evidenza una nostra strutturale debolezza in termini di politica energetica. I fattori ESG, che oggi sono il caposaldo dell’Investimento sostenibile e responsabile (Sustainable and Responsible Investing, SRI), ricoprono ormai un ruolo finanziariamente rilevante e gli investitori, che integrano nelle loro strategie l’attenzione a tali fattori, hanno giocato un ruolo significativo nell’esodo delle aziende dalla Russia e nel promuovere i temi della sostenibilità e delle energie rinnovabili nella prospettiva di una riduzione della dipendenza dai combustibili fossili russi. Proprio il maggior successo degli investitori ESG come azionisti attivi consente loro di interloquire con maggior incisività con le aziende sulle modalità e le motivazioni con cui esse fanno affari con i principali paesi produttori di petrolio. Come non manca di rilevare Russo, è sicuramente un dato, che l’emergenza ingenerata dalla guerra ucraina, ha relegato in secondo piano i tradizionali investimenti ESG, i temi delle emissioni di carbonio sono stati obliterati in favore di quelli della difesa e della sicurezza energetica
Sul lungo periodo la questione delle rinnovabili rimane cruciale e inderogabile, ma i venti di guerra dalla Russia hanno indotto a riconsiderare le priorità dei governi rispetto a armamenti ed energia.
Come rileva Peggy Hollinger sul Financial Times, da anni ormai si era registrato un progressivo allontanamento delle banche, degli investitori e delle istituzioni finanziarie dal settore della difesa per paura di essere travolti dalle polemiche sul commercio di armi.
La mozione dell’UE dell’anno scorso, che intendeva qualificare l’industria della difesa come socialmente dannosa, è stata eliminata dalla relazione finale sulla finanza sostenibile. Del resto, sarebbe stato del tutto contraddittorio considerare in questi termini la difesa e avanzare contestualmente una richiesta di più ampia autonomia strategica delle proprie capacità militari, come palesato dagli organi europei in questi anni, attraverso il concretizzarsi dell’ipotesi di un esercito di difesa comune europeo.
Proprio nel marzo scorso a Bruxelles i ministri della difesa e degli esteri dei 27 stati hanno ratificato la cosiddetta bussola strategica, il piano per ottimizzare le spese militari dell’Unione e implementare un vero e proprio esercito europeo con finalità di peacekeeping. Una decisa accelerazione sottolineata nella sua portata storica anche dal Generale italiano Claudio Graziano, al vertice del Comitato militare dell’Unione Europea.
Gli investimenti ESG abbracciano molti argomenti, dal cambiamento climatico, all’energia, ai diritti umani e alla diversità. L’analisi ESG può fornire informazioni preziose sui fattori che possono influire in misura significativa sui parametri finanziari di un’azienda, permettendoci di prendere decisioni d’investimento più informate.
Carlo Russo cita un esempio di attualità, riguardante il fondo pensione di 128 miliardi di corone danesi (19,4 miliardi di dollari) AkademikerPension, Gentofte, che, prima dell’invasione, ha congelato gli investimenti in titoli di stato russi e azioni in società controllate dallo stato a causa di una politica interna contraria alle violazioni della sovranità statale.
La Sustainable Corporate Governance nasceva con l’idea di valorizzare il ruolo degli stakeholder, per responsabilizzare l’azienda rispetto ai propri partner d’affari, consacrandone la funzione nell’ambito sociale, ma l’aspetto della normativa non riguarderà solo questo.
Come sottolinea Sasja Beslik, esperta di finanza sostenibile, in un suo articolo apparso sul Financial Times, proprio gli eventi bellici di questi giorni hanno sancito il fallimento degli investitori ESG, i quali non sono stati in grado di gestire i rischi legati agli investimenti russi prima dell’avvio della campagna di aggressione in Ucraina.
Nella maggior parte dei casi, i gestori patrimoniali valutano i fondi e li integrano nel proprio portafogli sulla base di dati forniti da parti terze, mentre sono una ristretta minoranza coloro che sviluppano in autonomia analisi dettagliate. La crisi legata agli eventi del fronte ucraino sta generando un ripensamento dei rischi legati all’ESG, anche in considerazione delle lezioni che si possono trarre per altri mercati emergenti come nel caso della Cina.
Alcuni fornitori di dati ESG hanno emesso avvertimenti sulla Russia dopo l’annessione della Crimea e di nuovo nelle settimane prima di questa invasione, specialmente quelli focalizzati sul monitoraggio delle controversie e sul sentimento del mercato. Tuttavia, allo stesso modo, il rischio politico e il conflitto internazionale non sono stati sistematicamente valutati come questioni prioritarie, utilizzando una lente ESG.
La Cina attualmente rappresenta circa il 30% degli indici dei mercati emergenti, cruciale e meritevole di un tavolo di discussione dovrebbe essere la questione se gli investitori intendano continuare a investire risorse in un sistema sociale economico del tutto privo di libertà, democrazia e diritti umani.
Il piano REPower EU delinea alcune misure concepite per contrastare l’aumento dei prezzi dell’energia in Europa, a rafforzare gli stoccaggi gas in previsione delle prossime stagioni invernali. Il piano mira, inoltre, a rendere l’Europa indipendente dai combustibili fossili russi ben prima del 2030, alla luce del conflitto Russo-Ucraino.
L’Europa si trova ad affrontare negli ultimi mesi un forte aumento dei prezzi dell’energia, aggravati ulteriormente dall’incertezza sull’approvvigionamento in virtù del conflitto in atto.
Attualmente l’Unione Europea dipende dalle importazioni di gas al 90%, il 45% di questo gas di importazione è fornito dalla Russia, paese da cui dipendono anche il 45% delle importazioni di carbone e il 25% di quelle di petrolio.
REPowerEU mira a diversificare le forniture di gas, accelerare la diffusione dei gas rinnovabili e sostituire il gas nel riscaldamento e nella produzione di energia. Tali misure mirano alla riduzione della domanda UE di gas russo di due terzi entro la fine dell’anno in corso.
La stessa visita del presidente israeliano Isaac Herzog in Turchia, per quanto già in programma da tempo, rappresenta un primo importate passo per riavviare i colloqui su un gasdotto attraverso la Turchia, vantaggioso anche ai paesi europei.
Osserva Carlo Russo che il conflitto russo-ucraino con l’aumento dei prezzi dell’energia convenzionale potrebbe ingenerare delle importanti e inaspettate conseguenze sul piano della transizione ecologia ed energetica. Il quadro delle ripercussioni ad ampio spettro prodotte dall’applicazione e prosecuzione delle sanzioni nei confronti della Russia dovrà essere attentamente valutato e monitorato dai consigli di amministrazione
I boards, fino ad oggi, hanno dovuto far fronte a rischi basati essenzialmente su questioni ambientali, culturali, sanitarie e sociali del “mondo intero”. L’avvento di uno scenario di guerra nell’Europa orientale ha cambiato tutto. Nuovi rischi globali si profilano per quelle aziende con base in paese guidati da regimi autoritari, rischi che possono andare dalla perdita di quote di mercato e di entrate alla nazionalizzazione e minaccia dei propri dipendenti. Aziende quotate e non, possono svolgere un ruolo guida nella realizzazione di politiche ESG, negli USA come in Europa. Anche in virtù di importanti finanziamenti pubblici, sottolinea Carlo Russo, le società quotate e private sono in una condizione favorevole per assumere la guida dell’adozione di massa di pratiche e standard ESG significativi, la cui implementazione è in grado di assicurare significative opportunità commerciali e un ottimo vantaggio competitivo. Per fare ciò, è necessario muoversi in maniera conseguente su tre fronti: leadership, misurazione e cambiamento culturale.
Dal processo di reclutamento e assunzione, passando per le catene di approvvigionamento, fino alla scelta dei fornitori; ogni processo decisionale deve essere vagliato attraversi la lente della sostenibilità per valutare tutti gli aspetti dell’impatto di un’azienda sulle comunità in cui si trova ad operare.
Il management e i consigli di amministrazione dovrebbero vagliare i fattori ESG e, sulla base di questa valutazione, sviluppare strategie organizzative e determinate azioni. Alti funzionari e direttori dovrebbero essere in grado di affrontare con competenza i problemi ESG della propria azienda. In aggiunta, dovrebbero mettere insieme idee e proposte, che aiutino ad fermare collettivamente il rischio di una possibile catastrofe ambientale futura.
Sottolinea in chiusura Carlo Russo che, per far fronte in maniera positiva alle questioni ESG, un’azienda dovrebbe essere in grado di allocare delle risorse dedicate a progetti ESG. L’esecuzione di tali progetti, sottolinea il manager fiorentino, dovrebbe seguire una ricerca dettagliata e l’implementazione di una strategia organizzativa approfondita. Le svariate questioni di governance sociale e ambientale come l’inclusione, l’equità, la qualità dell’aria devono essere al centro di una discussione aperta nelle aziende.
Le singole aziende possono promuovere iniziative ESG come politiche di inclusione, diversità, equità, incoraggiare il commercio equo nella catena di approvvigionamento o diminuire le emissioni complessive dell’organizzazione.
La realizzazione delle azioni ESG rappresenta parte integrante della gestione da parte del consiglio di amministrazione della strategia organizzativa, che viene, nella pratica, realizzata dal management nelle operazioni quotidiane dell’organizzazione.